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infermiereQuesta è una storia vera. Corso di formazione. Numerosi interventi di docenza. Mi sono segnato senza modificare niente alcuni concetti espressi. Eccoli:

Bisogna imparare a prendersi cura, non solo a curare.

Il tempo di ascolto è tempo di cura a tutti gli effetti.

Bisogna imparare a pianificare il ritorno a casa e andare oltre il trattamento dell'acuzia.

Importante la valutazione del contesto familiare e di comunità.

Un conto è la malattia, un conto è la salute. Puntare alla qualità di vita e alle aspettative delle persone.

Curare non vuol dire sempre guarire.

Per alcuni pazienti sarebbe meglio partire dai bisogni prima che dalla malattia.

Beh direi che il mandato della professione infermieristica, la sua radice storico culturale, il suo approccio laterale e trasversale al solo trattamento diagnostico e terapeutico (nel senso farmacologico), la famosa e a tratti vituperata visione olistica, è ben rappresentato. La solita lezione di infermieri agli infermieri, perdonatemi la brutalità. Però dimenticavo il particolare più importante: I docenti che hanno detto tutto questo sono medici.

Ora questo aspetto suscita in me pensieri contrastanti e vorrei confrontarmi con voi tramite la pagina facebook se avete voglia. Questi concetti, questa visione, la presa in cura, il prendersi cura, l’approccio oltre la malattia definita per parametri biometrici, sono elementi cardine del nostro agire da sempre. Sono gli elementi che ci hanno sempre caratterizzato nella nostra visione assistenziale; il nostro mandato di advocacy; che si concretizzano nella nostra parte autonoma ed intellettuale attraverso gran parte delle pianificazioni caratterizzando gran parte delle nostre tassonomie scientifiche:

Leggi tutto: L'identità degli infermieri e dell'infermieristica

folder iconIn questi giorni suscitano preoccupazione alcuni post sui social e articoli sul web in merito ad un percorso di definizione in seno alla nuova partita contrattuale di tale "COSS", collaboratore socio sanitario, che rappresenta una sorta di evoluzione delle competenze dell'OSS. In particolare si segnala la funzione di somministrazione terapeutica su diretta attribuzione medica. Una specie quindi di OSS Specializzato, che in Toscana già conosciamo ma che non è mai stato riconosciuto operativamente, con l'aggravio però di non rispondere  all'infermiere e intravedendo quindi azioni autonome nella somministrazione terapeutica.

La Federazione mette definitiva chiarezza: la proposta (che arriva dal Migep) è sempre ferma dal 2012 e non ha avuto alcun seguito né risulta essere in discussione in Parlamento. Copiamo Incolliamo testo della Circolare 42/2017 FNC a firma Barbara Mangiacavalli:

"Sono pervenute segnalazioni in merito ad un possibile incardinamento della figura del Collaboratore Socio Sanitario (COSS). Nel merito si fa presente che la questione “OSS” è stata esaminata a fondo sino a luglio 2012 da uno specifico Tavolo tecnico “Ministero-Regioni su ruolo, funzioni, formazione e programmazione del fabbisogno dell’operatore sociosanitario”, istituto presso il Ministero della Salute.
A tale tavolo partecipavano la Direzione Generale delle Professioni Sanitarie del Ministero, il Coordinamento della Commissione Salute delle Regioni, le Segreterie nazionali di Cgil-Fp, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials, Fsi–Usae, Nursing Up,
questa Federazione Nazionale, la Federazione Nazionale Collegi Ostetriche ed il Migep.
È stato predisposto un documento sottoscritto anche da questa Federazione e inviato a suo tempo a tutti i Collegi.
Il documento non ha però avuto alcun seguito, vista anche la significativa diversificazione delle proposte avanzate dal MIGEP.
Risulta pertanto alla scrivente Federazione che nulla si è modificato rispetto allo stato precedente e che tale documento non è in discussione in nessun ambito parlamentare."

 

logo ipasviDi Nicola Draoli, 13/06/2017

Leggo con interesse questo articolo di Angelo De Angelis su Nursetimes (http://www.nursetimes.org/partite-i-v-a-e-cooperative-un-meccanismo-perverso-da-spezzare/33294) . Descrive un problema tanto vero quanto difficile da governare. Intanto leggetelo e poi ritornate qui.

La soluzione è complessa e forse non esiste UNA soluzione. Dice bene l'autore che fino a quando accettiamo di tutto si può far poco per cambiare le cose e dice bene che comunque pur di lavorare si fa di tutto. Da questo circolo vizioso se ne esce male, molto male. Dice bene anche l'autore che l'intervento del Collegio è molto limitato. Proviamo a capire cosa possiamo fare insieme, cosa abbiamo fatto, cosa potremmo fare.

Leggi tutto: P.IVA e Cooperative....quali strategie e ipotesi di miglioramento.  Le azioni e i propositi del...

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