Non è un infermiera ma una volontaria della CRI la persona coinvolta nel fatto di cronaca riportato oggi dal Tirreno.
Il disguido comunicativo potrebbe essere nato dal fatto che le volontarie della CRI possono seguire un corso che le definisce poi 'infermiere volontarie' pur non essendo infermiere ai sensi della normativa professionale .
Distinguere il personale sanitario, indicando le corrette qualifiche, è molto importante soprattutto in un'ottica di chiarezza delle informazioni e di trasparenza nei confronti dei cittadini. Da tempo, infatti, l’Ordine a livello nazione e territoriale porta avanti una azione di informazione e sensibilizzazione anche nei confronti delle altre istituzioni.
È recente, infatti, anche l'audizione al senato del 5 febbraio scorso in cui, tra le proposte avanzate a seguito dell’analisi del disegno di legge della Revisione disciplina Corpo militare volontario e Corpo infermiere volontarie Croce Rossa, nel solco di un convinto e pieno apprezzamento dell’operato della Croce Rossa, c’è stata la richiesta di modifica della denominazione di infermiere volontarie con la richiesta di adottare termini come ausiliario sanitario militare CRI, operatore di supporto sanitario CRI, per evitare confusione, sovrapposizioni con la figura dell’infermiere laureato.
È importante chiarire il ruolo, specificando che le volontarie non possono sostituire gli infermieri laureati in alcun contesto sanitario ordinario, ma solo in situazioni emergenziali ed in assenza di personale qualificato disponibile. Per altro, è auspicabile che con la revisione della norma si preveda la possibilità di carriera e di inquadramento come infermieri laureati dentro i corpi volontari, inserendo la professione infermieristica tra le categorie del personale direttivo del Corpo militare volontario”.